7 chef donne stellate e italiane: l’eccellenza delle donne chef

L’Alta ristorazione  è ancora a larga prevalenza maschile piuttosto che femminile.  Tuttavia, le chef stellate italiane non sono di certo da meno rispetto ai loro colleghi, impressionando con piatti altamente creativi e impeccabili i numerosi clienti che decidono di vivere un’esperienza incredibilmente unica, prenotando presso i loro ristoranti.

Per l’occasione, ecco 7 chef donne stellate e italiane che rappresentano l’eccellenza in campo gastronomico.

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    Nadia Santini

Nadia Santini è la prima chef donna ad aver ottenuto dal 1996 l’ambito riconoscimento delle tre stelle Michelin con il suo ristorante Dal Pescatore, situato nel comune di Canneto sull’Oglio nella provincia di Mantova. Inoltre. Nel 2010, è stata riconosciuta come la migliore chef tra le donne, premio attribuito in occasione del concorso “The World ’s 50 Best Restaurants”, indetto dal periodico Restaurant. A seguito degli studi in Scienze Politiche, questa chef ha iniziato a fare carriera ai fornelli presso il ristorante che tuttora dirige, avvalendosi dei preziosi consigli di cuoche di esperienza.

Il so ristorante ha una storia unica: fu aperto nel 1925 da Antonio Santini, che lavorava come pescatore, e da Teresa Mazzi, nata in Brasile. La coppia trascorreva 6 mesi all’anno, raccogliendo caffè e i restanti 6 mesi, dirigendo la locanda. In riferimento ai piatti di Nadia Santini, perfino uno chef del calibro di Gordon Ramsey ha rilasciato un feedback ultra-positivo: uniche le emozioni provate nel mangiare gli agnolotti. Altre chef di fama internazionale, come Angela Hartnett e Anne-Soophie Pic hanno definito la cuoca stellata italiana come un vulcano di idee creative e una fonte di ispirazione.

La sua cucina classica celebra il territorio. Vengono impiegati prodotto locali e stagionali: l’anguilla delle valli di Comacchio in carpione e al profumo di arancia, il fois gras in padella con salsa di vino passito e la terrina di astice con caviale oscietra royal sono fulgidi esempi al riguardo.

  1. Luisa Valazza Marelli

Una chef donna che come Nadia Santina ha ottenuto il Gran Premio dell’Accademia Internazionale di Gastronomia. A differenza di molte sue colleghe, non ha frequentato nessuna scuola di formazione. I suoi piatti sono, pertanto, frutto della sua esperienza sul campo. Quella che per molti addetti ai lavori rappresenta la migliore scuola in assoluto. Il suo ristorante una stella Michelin, Al Sorriso, situato a Soriso in provincia di Novara, esprime i tratti distintivi della cucina piemontese. Lo si evince dai piatti del menù, come la battuta di fassonella, il morbidone di vitello, la fassonella al Barolo, il riso Carnaroli di Bianzé con gamberi e asparagi, ma anche da ingredienti tipici come il tartufo bianco di Alba, i salumi e i formaggi della regione e le erbe di Montagna.

Si tratta di un locale, dove i profumi e i sapori sono davvero inimitabili. Proprio quello che il cliente cerca in un soggiorno completo, incentrato su un’esperienza di lusso.

Da notare che nel 2009, Luisa Valazza Marelli ha lavorato allo sviluppo dei menù di business classe della compagnia aerea tedesca Lufthansa.

  1. Cristina Bowerman

Chef di origini pugliesi, prima di diventare una delle più apprezzate chef donne italiane e stellate, aveva intrapreso un percorso giuridico. Dopo la laurea, lasciò la Puglia per recarsi negli Stati Uniti d’America. Per 6 anni si divise tra approfondimenti in materia forense e lavori a San Francisco nel ramo del graphic design. Poi, con il trasferimento ad Austin nel 1998, iniziò il suo percorso in cucina, conseguendo la laurea in Culinary Arts. 6 anni dopo, il suo ritorno in Italia: il debutto nella Capitale al Glass Hostaria le ha permesso di aggiudicarsi una stella Michelin. La sua cucina come le sue idee si distinguono per originalità, come ad esempio i pranzi gourmet veloci e da asporto, acquistabili nel mercato popolare del quartiere di Testaccio a Roma. Per conoscerne di più sulla biografia di Cristina Bowerman, che è stata definita a Identità Golose 2013 come Chef Donna dell’anno, è possibile leggere il suo libro, edito dalla Mondadori: Da Cerignola a San Francisco e ritorno – La mia vita da chef controcorrente.

Tra i suoi piatti colpiscono in modo particolare i ravioli di parmigiano 60 mesi e funghi, il filetto di vitella in polvere di prezzemolo, accompagnato da pera e broccoli saltati, l’astice, funghi, cardoncelli, fagioli cannelllini e midollo, l’agnello, sumac, carote e gorgonzola. Interessante anche il menù vegetariano, Glass Verde. Glas Hostaria è un ristorante stellato, innovativo nel design, contemporaneo nelle linee e accogliente a livello di atmosfera: scopo della cucina di questa chef stellata e del suo team è quello di dare ai clienti un’esperienza unica e articolata.

Infine, Cristina Bowerman è co-fondatrice di Fiorano For Kids, organizzazione specializzata nell’ambito della ricerca di diete ad hoc per curare l’epilessia infantile.

  1. Viviana Varese

Chef salernitana che ha aperto il suo primo ristorante a soli 25 anni, raggiungendo oltre a numerosi riconoscimenti in campo culinario anche la tanto ambita stella Michelin. Ciò che contraddistingue il suo ristorante, Viva (acronimo di Viviana Varese), situato a Milano all’ultimo piano dell’Eataly Smeraldo, è la presenza di un incantevole orto. La sua cucina appare particolarmente innovativa e al tempo stesso raffinata. La chef la definisce mediterranea, essendo nata a Salerno, per poi trasferirsi a Milano, dopo una tappa intermedia nel Lodigiano, dove il padre aveva aperto un ristorante. Lo scopo dei suoi piatti è quello di diffondere il gusto attraverso l’autenticità delle materie prime.

Gli impiattamenti hanno un tocco decisamente artistico, perfettamente in linea con il modernismo del locale, contraddistinto da tinte vivaci. Degni di nota “Stracciatellami”, piatto a base di gamberi marinati al lime, pane tostato all’aglio, cuori di pomodoro, bottarga e ovviamente stracciatella. Lo stesso dicasi per “Spugna di Mare”, ossia cozze al burro di nocciola, leggermente acidulo, dragoncello e mandorle di Noto.

Degni di menzione anche gli eventi organizzati dalla chef non solo all’interno del ristorante, ma anche fuori dalla location; i corsi di cucina e di team building così come lo showcooking consentono ai partecipanti di apprendere i trucchetti relativi al mondo del cibo e del vino in abbinamento.

  1. Marianna Vitale

Chef napoletana, laureata con il massimo dei voti in lingua e letteratura spagnola. Sud è il suo ristorante, aperto con Pino Esposito a Quarto Flegreo, in provincia di Napoli nel 2009. A solo 2 anni e mezzo di distanza, l ’ottenimento della tanto agognata stella Michelin. Nei suoi piatti traspare un amore incondizionato per la sua terra natia. La valorizzazione del territorio e i percorsi di gusto soprattutto a base di pesce fanno di questo ristorante stellato uno dei più interessanti nel panorama enogastronomico non solo nel napoletano, ma anche a livello nazionale. La cheese-cake di baccalà, lo spaghetto con gli anemoni e l’impepata, riconosciuta come piatto dell’anno 2015, si distinguono in modo particolare nei suoi menù.

  1. Martina Caruso

Un talento in cucina che ha avuto il sogno di lavorare in cucina sin dall’età di 14 anni. Oggi, infatti, è Chef Patron del Ristorante Signum, avendo seguito le orme del padre che affiancava in cucina durante l’estate. Dopo essersi diplomata alla scuola alberghiera, Martina Caruso ha fatto numerose esperienze sia in Italia sia all’estero. L’inizio nella Capitale, un corso presso il Gambero Rosso, le collaborazioni nel Mezzogiorno d’Italia con chef rinomati del calibro di Antonio Colonna e Gennaro Esposito, oltre a quelle maturare a Londra e a Lima con Jamie Oliver e Pedro Miguel Schiaffino, hanno reso il suo profilo ai fornelli completo e variegato. A soli 23 anni, ha iniziato a dirigere l’Hotel Signum, struttura considerata ideale per isolarsi dalla routine della metropoli. Il ristorante Signum è il fiore all’occhiello di questo albergo, ideale per i gourmet, desiderosi di vivere in prima persona un’esperienza che coinvolge tutti i 5 sensi. Che si tratti di un aperitivo con vista su Stromboli e Panarea, una colazione nella splendida veranda giardino o di una cena in terrazza, si potranno assaporare piatti in grado di esaltare la freschezza delle materie prime. Le linguine con latte di mandorle e vongole, il carpaccio di ricciola, la spatola panata al barbecue, il fagottino di polpo sono solo alcune delle specialità meritevoli di essere provate. I menù variano di stagione in stagione.

La cucina di Martina Caruso ha ottenuto la definitiva consacrazione con la stella Michelin nel 2016. Tre anni dopo, la Guida Michelin by Veuve Clicquot l’ha indicata come migliore chef donna dell’anno. Le sue proposte culinarie sono originali, sapori e i profumi dei prodotti locali sono molto delicati. Dalle sue creazioni, si evince una tecnica eccelsa e il tocco femminile tipico di una giovane chef determinata e appassionata. Equilibrio e dinamicità sono i capisaldi dei suoi piatti che valorizzano appieno il patrimonio isolano. Per Martina Caruso, cucinare è un atto di libertà.

  1. Antonia Klugmann

Dopo un inizio alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Milano, Antonia Klugmann si è avvicinata al mondo della ristorazione, lavorando in diverse cucine del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. L’apertura del suo primo ristorante, Antico Foleador Conte Lovaria, in provincia di Udine, è datata 2006. Negli anni successiv si è fatta apprezzare agli occhi dei critici enogastronomici e dei clienti per i suoi piatti in due tempi della cucina di Venezia: Il Ridotto e Venissa.

Agli occhi del grande pubblico, però, Antonia Klugmann ha raggiunto la fama 2017, in qualità di giudice della settima edizione di Masterchef Italia, dove ha rimpiazzato Carlo Cracco. Sempre in quest’anno, la Guida Espresso le ha conferito il premio di migliore chef donna. Dopo tutta una serie di successi, la chef triestina ha dato il via a un nuovo progetto: acquistare un terreno sulle colline di Dolegna del Collio, in provincia di Gorizia, dove sorge il suo ristorante, una stella Michelin: L’Argine a Vencò. La location, dominata da boschi e vigneti, si caratterizza per la presenza di corsi d’acqua. Il B&B, composto da 4 camere matrimoniali, permette agli ospiti del ristorante di sperimentare la cucina di Antonia Klugmann nella tranquillità più assoluta.

La sua cucina, legata al territorio, privilegia piatti vegetali che seguono le stagioni. La pasta fredda all’acetosa, bruscandoli, pinoli e papavero, il cetriolo tartufo nero, borragine e melone, la zuppa di agnello e limone, l’asparago bianco, radicchio, oliva verde e pepe Timur sono alcune delle proposte più interessanti del menù. La sua filosofia in cucina, come si evince dalle interviste e dalle dichiarazioni, ruota attorno alla riduzione degli sprechi. Creatività e tecnica sono le doti che una chef deve possedere per poter impiegare al meglio qualsiasi ingrediente, sia di natura animale sia di origine vegetale. Inoltre, solo mediante il foraging, ossia la programmazione di acquisti mirati, a detta della chef triestina, è possibile andare incontro verso quella sostenibilità a cui ambiscono i ristoranti.