Diciamolo subito: le osterie romane non sono roba per palati raffinati. Nemmeno per amanti della dieta.
A Roma, in trattoria, “se magna”. Il fritto regna, il guanciale se la comanda, le porzioni abbondano. Di minimal non ci sono nemmeno le macchie d’olio sui grembiuli degli osti. O meglio, minimal è solo la tovaglia, che è di carta e a fine pasto si butta via.
Le trattorie romane, quelle vere, non sono facili da trovare. I romani, spesso, le salvano in rubrica con un nome sbagliato, quello della via, di un cameriere o dello stesso oste.
Se chiedete loro dove si mangia bene, tirano fuori google map e cercano di rintracciarvi il posto. Perché i nomi delle osterie a Roma sono, in realtà, tutto un programma e se non vinceranno mai il premio originalità vi faranno però parlare romanesco anche sei siete di Torino.
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Ai Balestrari
Questa trattoria prende il nome dalla strada, via dei Balestrari, vicino Campo di Fiori. Il posto è rustico e senza troppe pretese. Il menu si è adeguato alle esigenze turistiche ma qualche errore qui e là… I piatti sono classici, dalla gricia all’amatriciana. Per secondo, gli scottadito e, se è stagione, le puntarelle. Per fortuna, ai balestrari senza pretese è pure il conto…
La Montecarlo
In questo posto, a vicolo Savelli, una traversa di corso Vittorio Emanuele, l’unica regola è mettersi in coda. I camerieri sono tutti romani e con un’incredibile abilità: prendono le comande mentre tutti ordinano contemporaneamente. I piatti sono pochi, cucinati al momento e serviti sui vassoi di alluminio della pizza. Le tovaglie sono di carta e tutte di colore bianco. Non è una scelta casuale: a fine pasto, è il proprietario a portarvi il conto, anzi a farvi l’addizione direttamente sulla tovaglia…
Gioia mia Pisciapiano
C’erano una volta i bordelli. Si, i bordelli… quelli delle donnine dai facili costumi… Questa osteria, che si trova a via degli Avignonesi, a pochi passi da Fontana di Trevi, era uno di quelli. Un giorno è diventato trattoria ma ha consirvato l’identità: indumenti intimi stesi qua e là e gli antichi listini delle prestazioni. Il cibo è ottimo, il servizio è veloce. E lo chef si aspetta che se apprezzate la sua cucina il piatto torni in cucina praticamente pulito.
Trattoria Perilli
Esiste dal 1911 a via Marmorada, tra Piramide e Testaccio, e ha una storia singolare: aprì in origine per i “fagottari”, che si portavano il cibo da casa e compravano dall’oste solo il vino. Per quei pochi che spendavano bene e che chiedevano anche da mangiare cucinava la sora Rosa che le sue ricette le ha tramandate scritte a penna a ben quattro successive generazioni. Il segreto è servito.
Dar bello de nonna
Qual è quel piatto che come nonna non lo fa nessuno? Le polpette al sugo ovviamente. La nonna di questa osteria, a via Quirino Majorana, nel quartiere Portuense, sulle polpette ci ha la sua fortuna. Qui vige una legge: il congelatore s’è rotto, le polpette si fanno ogni giorno e si cucinano al sugo, con la passata fresca e qualche ossicino di agnello per dare il sapore. Per le diete c’è tempo…
La Rustica
In una via chiusa che sbocca in un canneto, dietro a via della Magliana, questa trattoria offre pochi tavoli, un menu scritto alla buona che cambia ogni giorno e le verdure fresche prese dall’orticello di proprietà. Il must del posto? La coda alla vaccinara, cotta sei ore in pentola come si faceva una volta. Cosa chiedere di più?
Er mejo de Betto e Mary
Che può essere il meglio di una coppia? I figli, ovviamente. Ma in questo caso pure i piatti. Cacio e pepe prima di tutti. Siamo a via di Pietralata, nel quartiere Tiburtino. Qui non si viene solo a mangiare ma per stare in compagnia. I camerieri sono chiacchieroni e i piatti sono abbondanti. È tutto romano ma con qualche piccola divagazione sul tema…
Pommidoro
Potrebbe sembrare il nome di una pizzeria e invece qui, a piazza dei Sanniti, nel cuore di San Lorenzo, tutto si mangia tranne che la pizza. Il suo fondatore, Aldo Bravi, è scomparso lo scorso anno. Era lui la memoria storica del locale che ha visto l’ultima cena di Pier Pasolo Pasolini, prima che fosse ucciso. Cosa non perdersi? Lo spiedone di pajata arrosto!
Le streghe
Le streghe è il nome del ristorante, anche se le cameriere sono tutte carine e gentili ma c’è a una sola condizione: che siate romanisti. La cucina romana, in questo posto di via Tuscolana, è questione di rispetto e la freschezza degli ingredienti pure. Alberto, il proprietario, fa la spesa di persona ogni mattina e al menu classico aggiungte sempre una specialità del giorno. Buonissima anche la pizza e soprattutto i dolci, rigorosamente fatti in casa.
Qui se magna
Il nome di questa trattoria di via del Pigneto è una vera e propria dichiarazione di guerra. Gnocchi al sugo di spuntature è solo una delle voci del menù, tanto per tenersi leggeri, ma se vi sedete al tavolo difficilmente resisterete alla curiosità di assaggiare anche il baccalà. Chi ha stabilito che carne e pesce non stanno bene insieme?I nostr