L’Italia è un paese nel quale la cucina ha un ruolo di estrema rilevanza, sia economicamente che socialmente. Produciamo molti prodotti di altissima qualità che esportiamo in tutto il mondo, altre ad essere considerati la patria del buon cibo e del buon bere.
Il legame con la terra ha permesso di sviluppare un enorme patrimonio enogastronomico, tanto vasto da essere spesso sconosciuto ai più. Ciò che stiamo vedendo in quest’ultimo periodo, però, è un importante passo indietro sotto questo punto di vista. Agricoltori e allevatori vengono pagati sempre meno, di conseguenza preferiscono portare avanti colture più resistenti, che richiedono meno cure e attenzioni.
Questa estrema ricerca del risparmio, sia in ambito industriale (per la produzione di cibi processati) che personale, è la principale motivazione per cui alcuni prodotti italiani di altissima qualità sono adesso a rischio.
In questo articolo vedremo quali sono 10 prodotti tipici italiani che, purtroppo, stanno rischiando di scomparire per sempre.
Contenuto della pagina
Il grano di Solina
Questa varietà di frumento è particolarmente resistente, in particolare alle basse temperature. Ciò è dovuto al fatto che il grano di Solina si è evoluto per crescere proprio nelle aree montate e più in alto viene coltivato, più il gusto sarà sorprendente. Proprio la natura stessa di questa coltura è il motivo per cui sempre meno agricoltori si dedicano alla sua coltivazione: poca resa, necessità di mezzi e accortezze che rendono tutto il processo poco economico.
Proprio per questo motivo la farina di Solina è un tesoro che rischia di scomparire. L’introduzione di cereali più facili da coltivare e dalla resa molto superiore hanno ridotto questo prodotto ad essere una nicchia nel mercato, situazione che scoraggia moltissimi agricoltori. C’è però una nota molto positiva: l’ONU, riconoscendo il valore di questo prodotto e la necessità di valorizzarlo, ha inserito il grano di Solina tra i dieci prodotti alimentari di montagna che intende preservare.
Carote di Polignano
Probabilmente sarà capitato di assaggiarle in quanto questo è il prodotto più noto di questa lista. Provenienti da sementi tramandate di generazione in generazione dalle famiglie di agricoltori, queste particolari carote vengono irrigate con acqua salmastra, prelevata direttamente da un pozzo dell’Ottocento. Ciò conferisce un sapore tutto particolare, unico nel suo genere, che anno dopo anno rischia di sparire dalle nostre tavole.
Mela Campanina emiliana
La Mela Campanina è una varietà tradizionale del modenese, in cui anni fa veniva coltivata in modo estensivo. Nel periodo del Dopoguerra il boom dell’agricoltura ha portato all’inserimento di specie più resistenti e dalla resa molto superiore, tanto che la Mela Campanina è ormai vicina a sparire completamente.
Agnello Sambucano piemontese
In questo caso parliamo di una fragile rinascita. In Piemonte troviamo una razza ovina molto particolare, unica nel suo genere e molto legata al territorio. Si tratta della Sambucana, caratterizzata da un basso contenuto di grasso ed una consistente componente proteica. Nel 1985 questa razza era vicinissima allo scomparire, contando solamente 80 esemplari, ma, con l’impegno degli allevatori, siamo arrivati ad avere fino a 10000 esemplari ogni anno. Numeri ancora molto bassi, ma che lasciano buone speranze.
Axridda Escalaplano
Prodotto in un piccolo paese del cagliaritano, questo particolare pecorino sardo veniva realizzato avvolgendo le forme all’interno di una copertura di argilla. Ciò proteggeva il formaggio dalle alte temperature, ma consentiva anche una maturazione con caratteristiche peculiari. Questa tradizione familiare è ancora forte tra gli allevatori della zona, ma lo spopolamento delle campagne ha portato gli abitanti a decrescere rapidamente, con il rischio che questo prodotto scompaia.
Mais Spin
Tipico dei territori del Trentino, questo mais è ciò che dona alla polenta il suo tradizionale e peculiare sapore.
Di un bell’arancione acceso e dalla forma allungata e ad uncino, questa varietà viene oggi tenuta in vita da solamente 50 allevatori della zona. La riduzione del consumo di polenta ha fatto calare l’interesse, rendendo questo prodotto una nicchia per pochi appassionati.
Cecio Nero di Acquaviva delle Fonti
Ricco in ferro, vitamine e altamente proteico: questo cecio ha accompagnato Samantha Cristoforetti nello spazio ed è uno dei presidi Slow Food più a rischio.
La presenza di varietà dalla maggiore resa ha segnato una drastica riduzione nell’interesse da parte degli agricoltori, portando questo prodotto vicinissimo alla scomparsa.
Zucchina Trombetta ligure
Un nome particolare per un prodotto altrettanto particolare: una forma che ricorda proprio quella di una tromba, dimensioni elevate ed un gusto poco conosciuto, in quanto la Zucchina Trombetta difficilmente esce dai confini di Albenga, città nella quale è tradizionalmente coltivata.
Pera Angelica
Piccola, dolce, succosa e tradizionalmente coltivata nel paese di Serrungarina, un borgo medioevale talmente legato a questo prodotto tipico che i produttori della zona si stanno impegnando per preservarla e proteggerla. Anche se buona, zuccherina e relativamente facile da coltivare, ciò che rende questa pera poco appetibile per la grande distribuzione è l’essere troppo delicata e difficile da conservare efficacemente.
Peperone di Polizzi Generosa
Il “pipiddu” è storicamente associato ad un paesino arroccato sulle Madonie, una dorsale montuosa siciliana. Per cercare la luce del sole, questo peperone cresce verso l’alto, tanto che richiede il sostegno di un tutore perché non rischi di piegarsi. Una crescita molto lenta e la necessità di numerose accortezze hanno reso poco conveniente la sua coltivazione, ma un gruppo di giovani del luogo si sta impegnando per far rinascere questo gioiello alimentare italiano.