Pentole antiaderenti: tutto quello che devi sapere sui rivestimenti PTFE

Negli ultimi anni ha spopolato sempre di più l’applicazione di rivestimenti in PTFE in campo alimentare. La maggior parte degli appassionati in cucina ha deciso di cambiare la propria batteria di pentole per usufruire dei nuovi dispositivi antiaderenti.

Le pentole antiaderenti forniscono molte facilitazioni nella cottura degli alimenti, fra cui una distribuzione del calore in tutta la superficie, che permette una cottura omogenea.

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Pentole antiaderenti con rivestimenti in ptfe

I rivestimenti PTFE ad uso alimentare sono l’applicazione più conosciuta dai non addetti ai lavori. È stato confermato da molte associazioni che si occupano di ricerca, che il rivestimento in PTFE non risulta dannoso per la nostra salute se utilizzato in modo corretto.

Alcune precauzioni che si possono prendere sono: non riscaldare la pentola vuota, perché questa operazione permetterebbe un surriscaldamento veloce a temperature elevate, tenere l’area di lavoro ben arieggiata e ovviamente buttare la pentola se il rivestimento risulta rovinato o graffiato.

Le padelle antiaderenti sono spopolate negli ultimi anni perché permettono di avere alcune facilitazioni in cucina, come la possibilità di cucinare utilizzando pochi grassi. Infatti, non è più totalmente necessario utilizzare un grasso, come olio o burro, per non fare attaccare l’alimento cucinato, ma la padella agisce già in questo modo.

Ti basterà solo scegliere la ricetta più adatta a te e il gioco è fatto.

Un’altra caratteristica che i rivestimenti PTFE forniscono alla cucina è la possibilità di avere una cottura omogenea, perché permette una distribuzione del calore in modo organico.

I rivestimenti antiaderenti più comuni sono di tre tipi, ogni materiale presenta alcune peculiarità:

  • teflon® (PTFE): è il più utilizzato in combo con l’alluminio per tutte le caratteristiche specifiche del polimero, come la resistenza al calore e la capacità di distribuirlo in modo omogeneo, la pecca è che rischia di graffiarsi se non vengono utilizzati gli strumenti adatti;
  • ceramica: non si graffia e ci permette una resistenza ad alte temperature;
  • pietra: anch’essa resistente ad alte temperature e lavabile con facilità.

Ovviamente è importante avere cura di questi strumenti per avere un utilizzo ottimale e soprattutto una resistenza nel tempo.

Utilizzare utensili antigraffio permette di prevenire l’usura delle padelle, è sconsigliato, ad esempio, utilizzare quelli in acciaio. Non superare certe temperature, in quanto temperature troppo elevate andrebbero a sprigionare sostanze tossiche o nocive, fortunatamente la maggior parte degli alimenti cuoce a temperature ottimali all’utilizzo di questi materiali; è opportuno non riscaldare le padelle vuote per evitare sbalzi termici elevati.

È sconsigliato creare shock termici, ad esempio lavare sotto l’acqua fredda la padella dopo l’utilizzo, questa operazione nel tempo comporta un’usura del materiale.

È inoltre consigliato lavare a mano le padelle e con una spugna morbida, per prevenire il consumo e soprattutto non usare coltelli che andrebbero a danneggiare il rivestimento.

Oltre che ad uso domestico i rivestimenti PTFE vengono utilizzati anche nell’industria alimentare. La qualità antiaderente del PTFE permette un corretto funzionamento della produzione evitando accumuli di residui ed errori di pesatura.

Che cos’è il PTFE?

I rivestimenti antiaderenti che solitamente siamo abituati a trovare nelle nostre pentole da cucina sono realizzati in PTFE. Il PTFE è un polimero formato da due atomi di carbonio e quattro di fluoro, caratterizzato da un alto peso molecolare, è un materiale con caratteristiche specifiche molto funzionali, per questo viene utilizzato in molti campi.

Comunemente è conosciuto con i nomi dei marchi che lo utilizzano, infatti solitamente i rivestimenti in PTFE vengono chiamati rivestimenti in Teflon®, marchio dell’azienda DuPont.

Quali sono le sue proprietà?

  • È idrorepellente e resistente agli agenti chimici;
  • ha un coefficiente di attrito tra i più bassi presenti ad oggi, tra 0.05 e 0.1, è il terzo più basso appena sotto l’alluminio, materiale con cui spesso viene utilizzato;
  • garantisce qualità meccaniche a temperature molto alte, fino a 280°C, è fra i pochi polimeri che resistono a temperature così alte;
  • ha una frizione molto bassa, infatti viene utilizzato anche nei macchinari industriali per impedire l’attrito dei prodotti;
  • è molto resistente al calore.

Esistono aziende specializzate nella realizzazione di rivestimenti in PTFE sia in campo Alimentare che industriale come STT Italia

I rivestimenti in PTFE sono dannosi per la salute?

Secondo l’American Center Society il PTFE non risulta dannoso per la salute dell’uomo, ovviamente se utilizzato in modo corretto.

L’elemento dannoso dei rivestimenti in PTFE è il PFOA, l’acido perfluoroottanoico, utilizzato nei processi di produzione del prodotto. Questo acido risulta dannoso sia per l’uomo che per l’ambiente se disperso nell’aria o nell’acqua potabile, bisogna prestare attenzione soprattutto nelle zone limitrofe alle aziende.

Il PTFE nello specifico non va a danneggiare l’ambiente perché  non presenta composti organici volatili dannosi e non contamina gli alimenti durante l’utilizzo delle padelle antiaderenti se utilizzate con le giuste accortezze.

Secondo la normativa MOCA ,  normativa che stila le regole per la sterilizzazione e compatibilità di tutti i materiali e oggetti a contatto con gli alimenti durante la produzione, PTFE si presenta come un ottimo alleato per l’industria alimentare.

Altre applicazioni dei rivestimenti in PTFE

I rivestimenti PTFE non vengono utilizzati solamente in campo alimentare, anche se è il più conosciuto, ma sono utilizzati anche in altri campi.

Grazie al suo basso coefficiente di attrito e resistenza all’usura, viene utilizzato per cuscinetti e ingranaggi; grazie alla sua resistenza agli agenti chimici e il basso coefficiente di attrito viene utilizzato nelle valvole adoperate per la movimentazione dei fluidi.

È applicato anche in alcune attrezzature mediche per la sua antiaderenza e resistenza chimica, viene utilizzato anche nella costruzione di innesti per renderli più fluidi e nelle protesi vascolari. È presente, inoltre, in molti componenti meccanici di pompe, compressori e turbine.

Viene anche utilizzato nei tessuti, soprattutto quelli definiti “tecnici”, ovvero adatti all’attività sportiva, perché dona impermeabilità e traspirazione agli indumenti.

Nella seconda guerra mondiale venne usato per rivestire le attrezzature dei militari come protezione. Inoltre è utilizzato in molti componenti plastici come filtri o guarnizioni per la sua resistenza alla corrosione.